Il concerto delle possibilità

Pubblichiamo il racconto vincitore della categoria Under 15 al concorso letterario “Tu, io e i mondi possibili”.

Anna ha vinto il primo premio (complimenti!!) e domenica abbiamo partecipato alla bellissima cerimonia di premiazione a Casale sul Sile (chi è interessato troverà ulteriori approfondimenti sulla pagina Facebook di Centro Marca Banca a partire da venerdì).

Presente anche il sindaco di Salgareda, Andrea Favaretto, che ringrazio personalmente per il supporto e la generosità con la quale è sempre presente e vicino alle attività della sua gente e alle associazioni culturali che gravitano nel territorio.

Perché sul nostro blog?

Prima di tutto perché sono felice per Anna e oggi ho deciso di ritagliarmi un po’ di spazio personale per pubblicare il suo racconto.

Il testo è attinente (a partire dal titolo) al mondo della musica. Il tema assegnato era “Vorrei incontrarmi tra vent’anni” e, lo scoprirete leggendo, la musica c’è. Perché la musica c’è sempre, c’è sempre stata e sempre ci sarà. Anche tra vent’anni. Ma anche fra cento. E non importa cosa ci sarà intorno, perché nel bene o nel male la musica ci sarà. Un messaggio che sembra proprio cucito su misura di Orkestrani. Dopotutto, quello che facciamo, serve proprio a far vivere la musica, a far emergere la passione… Tramite lo studio, la fatica e i calli alle dita con la consapevolezza che non si può controllare tutto e conoscere ogni finale, l’unica cosa che possiamo fare è lavorare per fare quello che ci piace.

La giuria nel motivare il verdetto, scrive:

L’opera si presenta con una struttura inedita dove diversi stili e scelte di vita si susseguono rappresentati da alcune chitarriste su un palcoscenico. Apparentemente tutte uguali sul palco mentre suonano la chitarra, le donne coinvolte nella storia portano con loro un diverso bagaglio di esperienze analizzato in modo profondo dall’autore. L’opera ha un messaggio chiave: per quanto si possano analizzare la nostra vita e le nostre possibili condizioni future, nessuno avrà mai la certezza di quello che ci accadrà realmente e l’unico modo per conoscere il nostro destino è vivere tutto quello che la vita ci offre, ognuno con i propri sogni, ma senza la presunzione di aver già capito cosa il futuro abbia in serbo per noi. Tutto ciò si evince dalla chiusura del testo caratterizzata da una semplicità che possiamo definire quasi disarmante “…Posso avere delle idee su quello che voglio diventare e quello che voglio fare; ma quello che accadrà alla fine, lo saprò solo quando ci arriverò.

Buona lettura.

“Il concerto delle possibilità” di Anna Basso

I bivi, nella vita, sono infiniti. Tutte le decisioni che noi prendiamo, tutte le cose che facciamo, cambiano la nostra vita per sempre. È un peccato non poter fare come l’eroe greco Achille, al quale fu data la possibilità di scegliere che vita vivere: se una breve ma intensa o una lunga ma anonima. Noi non abbiamo questa possibilità, ed è per questo che se mi chiedono “come mi vedo tra vent’anni”, io non posso dare una risposta certa a nessuno; posso solo fare delle supposizioni, avere delle teorie, ma nulla è certo, perché quando giochi al gioco della vita, quasi mai le cose vanno come pensi.

Applausi che sciamano, luci che si abbassano, la chitarrista imbraccia dolcemente la chitarra e inizia a suonare.

La osservo: è giovane ancora, avrà poco più di trent’anni, il corpo non è cambiato molto rispetto a quando era una ragazzina, sempre asciutto e delicato ma più definito, più adulto. Le mani sono agili, veloci, le punta delle dita un po’ callose, come succede a chi suona e scrive molto, le unghie, con un accenno di smalto, sono un po’ troppo corte per suonare, perché se le mangia, come quando era bambina.

I capelli li porta raccolti con un mollettone in un’acconciatura non molto sofisticata, sono lunghi, le arrivano poco più giù delle spalle, lisci, marrone scuro, come quelli di sua figlia: quest’ultima ha quattro anni, si chiama Nausicaa ed è la cosa più bella che le potesse capitare; ha sempre desiderato di formare una famiglia e finalmente a trent’anni, dopo essersi sposata, è restata incinta di una graziosa bambina.

Il suo lavoro le piace, le permette di viaggiare e di vedere il mondo, cosa che ha sempre desiderato fare fin da bambina, inoltre ha scoperto che adora tenere conferenze: parlare alle persone, spiegare e insegnare cose nuove a gente attenta e interessata… quando si era laureata in lettere classiche, specializzandosi in filosofia, non immaginava che avrebbe trovato quasi subito un lavoro perfetto per lei. Ora che ha una figlia, però, vuole trovare un nuovo lavoro, uno che le permetta di stabilirsi in un posto fisso, non vuole che sua figlia sia costretta a cambiare scuola e amici ad ogni trasferimento. Le piacerebbe tornare nel suo paese natale, lì conosce molte persone, ci sono scuole per sua figlia e posti di lavoro per lei e suo marito a poca distanza, e poi così sarebbe più vicina ai suoi genitori, che vivono ancora nella casa dove lei è cresciuta; in questo periodo sono stati sempre molto distanti, si vedevano durante le feste sì, ma erano solo due o tre giorni l’anno, mentre lei vorrebbe poterli vedere più spesso.

Nonostante il lavoro e la famiglia la tengano molto impegnata, non ha voluto rinunciare ad alcuni suoi hobby: studia ancora chitarra, legge libri, anche se non tanto quanto vorrebbe, e continua a scrivere racconti, sta anche pensando di farne una raccolta e di mandarla ad alcuni editori, magari, a uno di loro piaceranno e deciderà di pubblicarli; per lei sarebbe la realizzazione di un sogno coltivato fin da bambina, da quando aveva scoperto il suo amore per la lettura, un sogno fatto di passione e dedizione, il sogno, di diventare una scrittrice.

Il brano finisce, tutti applaudono la signora, che sa ne va verso le quinte, lì, l’aspetta la sua famiglia.

Ora entra una nuova chitarrista, si siede, imbraccia la chitarra, e inizia a suonare un pezzo in cui traspare tutta la tristezza e lo sconforto della sua vita.

A trent’anni ancora non ha trovato il lavoro che le piace, quello che ha ora è precario e sconfortante, non le piace per niente, ma deve tenerlo per poter tirare avanti. Tutta colpa della crisi, troppe persone e troppo poco lavoro, lo stato sta andando in rovina e tutto il suo popolo con lui; molti ormai si trasferiscono, restare è diventato pericoloso, con tutti i criminali che ci sono in giro. Anche la signora sta per partire, le duole lasciare la sua cittadina natale, ci è legata, ma il suo paese sta colando a picco, e lei ha deciso che non affonderà con lui.

Di aspetto è molto simile all’altra signora, anche lei snella ma con forme ben definite, forse, però, un po’ troppo magra, come se, a causa dello stress, avesse perso l’appetito; gli occhi sono cerchiati di nero, colpa del suo lavoro che ha orari particolari e che non la fa quasi dormire, eppure ci si aspetta che una persona con un diploma e una laurea in lettere classiche e una specializzazione in filosofia abbia un lavoro che le piace, interessante e ben pagato, e invece la signora è stata obbligata dalla crisi ad accettare un lavoro come guardiana in una fabbrica di colori artificiali, dove la puzza di vernice è così nauseante che una volta è pure svenuta.

Le guardo le mani, si muovono agili, allenate, come quelle dell’altra chitarrista, ma sembrano più rovinate, come una maglietta che è stata messa troppe volte in lavatrice, spiegazzate, scolorite.

A causa del lavoro notturno dorme gran parte del giorno, e quando non dorme pulisce la casa, un piccolo appartamento ristrutturato solo a metà, questo le porta via tutto il tempo, l’unica attività extra che riesce a fare sono le lezioni di chitarra, che tra l’altro dovrà lasciare ora che si trasferirà in un altro paese.

Non è sposata e non ha figli, anche se sogna ancora di averne; tutta la sua vita cade a rotoli, eppure, in lei c’è ancora speranza. La speranza è sempre stata parte di lei, non l’ha mai abbandonata, neppure nei momenti più bui, in questo momento per un motivo, in quest’altro per un altro, ha sempre sperato che lavorando sodo e senza mollare mai, le cose sarebbero potute solo migliorare.

Il brano finisce, la chitarrista si alza, applausi anche per lei, prede la chitarra e va verso le quinte, dove una valigia piena e un biglietto aereo l’ aspettano.

Seguono una serie di chitarriste più e meno brave, più o meno diverse; vi ho parlato solo di queste due, perché sono secondo me le due più interessanti, le più reali e, forse, le due che mi ispirano di più.

Vi dirò ora, spero senza farvi prendere un colpo, che io potrei essere tutte quelle persone tra vent’anni, potrei essere, cioè, ciascuna di queste persone, non contemporaneamente, certo, non ho il dono dell’ubiquità, ma le scelte che farò, le decisioni che prenderò e che prenderanno gli altri nel corso dei vent’anni che mi separano dall’età delle signore di cui vi ho parlato, determineranno chi diventerò: sarò la signora che dietro sé vede felicità ma più avanti c’è anche la possibilità di peggiorare, o quella che dietro di sé vede solo il fallimento, ma che davanti a se vede la possibilità di un futuro migliore? Non posso rispondere a questa domanda, non posso anticiparvi niente, perché su quello che diventerò in futuro, ne so tanto quanto voi: certo, posso fare delle supposizioni, posso avere delle idee su quello che voglio diventare e quello che voglio fare; ma quello che accadrà alla fine, lo saprò solo quando ci arriverò.

link alla pagina del concorso

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Ho la testa tra le nuvole quel tanto che basta per bucarle e vederci dietro un po' di sole anche nelle giornate più grigie.

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