Ho sempre creduto che il vero Mistero dei nostri luoghi fossero le persone. Come dico sempre, le sterili fiabe delle “aguane”, dei “mazzarioi” e poco altro ancora, che alcuni si ostinano a considerare storia delle tradizioni di questa popolazione veneta, in realtà sono solo cantilene usate per lo più per addormentare i bambini la sera di epoche in cui la notte veniva troppo presto, mancava la televisione ed i grandi il giorno dopo dovevano lavorare.
Niente a che vedere con la televisione di adesso che ha soppiantato queste debolezze in quattro e quattr’otto così come il popolo veneto ha distrutto il suo territorio. Ecco però le persone, vero mistero e miracolo di questo Veneto laborioso e distruttivo, intollerante le radici povere che sono invece fondamentali della crescita.
Un giorno, qualche anno fa, decidemmo di dedicare alle Donne dimenticate, vedove di guerra, ragazze madri, orfane, che occupavano piccoli ghetti messi a disposizione dalla pietas sociale ove svolgere funzioni diverse pur di provvedere autonomamente al loro mantenimento, uno spettacolo per la rassegna Veneto Spettacoli di Mistero. Complice un bellissimo libro del Prof. Claudio Rorato: “Donne sole di Borgo Sottotreviso”.
A volte pensi che il destino centri perfettamente e le sue mani sappiano decisamente come lanciare i dadi e far uscire i numeri desiderati così capita che ieri sera, all’adorazione della Madonna a Sottotreviso, suonasse in meditazione il nostro quartetto d’archi. poco prima dell’inizio mi arriva un messaggio da un caro amico che da tempo non sentivo ed il testo recitava:
“CIAO ANDREA, IERI SERA E’ MANCATA VANDA, MI HA SCRITTO SUO FIGLIO DAL BRASILE” …Vanda me la presentò Michele dopo che, capito il progetto, centrò in Lei una sopravvissuta di quei tempi in epoca forse ancora più moderna rispetto le donne di Rorato ed essendo ella una sua carissima amica, della quale si prendeva cura fornendole piccoli ma vitali servizi come fare la spesa, accompagnarla alla posta o comunicare proprio col figlio in Brasile attraverso internet, decise che doveva esserci anche perchè Vanda, dopo un trascorso di servente e valente sarta, aveva deciso di sbocciare nell’artista che era!
Combinammo un incontro. Michele mise le mani avanti dicendo che non dovevamo impressionarci della sua casa perchè era…STRANA…noi che lo siamo per nome che timore dovevamo avere e così quel giorno, una piccola delegazione si recò da Vanda. La sua casa è parte di un vecchio caseggiato, a dire il vero ne è la parte finale, una piccola fetta dove era stato possibile ricavare persino un piccolo orticello. Colpiva molto una cosa: tutto in quella casa era stato dipinto…persino le tendine alle finestre…i mattoni che delimitavano l’ingresso, la porta, i serramenti, tutto! La storia continuava all’interno dove tra mille oggetti sparsi un po’ ovunque a mo’ di memoria fissa, spiccavano pareti ricoperte di quadri…i suoi quadri…Lei in più scriveva e parlarle era scoprire una donna che associava ai livelli minimi, elementari, scolastici, una cultura ed una arguzia, fuori dal comune. Forse, viste le unghie lunghe su dita affusolate, la gestualità sempre rituale, una lentezza meditativa della parlata ed affascinanti discorsi naif, nel medioevo sarebbe stata condannata per stregoneria ed arsa ma nel democratico ventesimo secolo una pira di ben altro spessore l’avrebbe comunque bruciata per lavare il peccato di essere una ragazza madre con l’aggravante della libera scelta…
Bellissima da giovane, non volle mai sottostare a vincoli o regole ma cercò un figlio che le fu concesso e che lei accudì con orgoglio e coraggio, fece studiare ed avviò alla carriera artistica, prima musicale e poi tecnico in una importante emittente televisiva ma…in Brasile…così ci raccontò che non lo vedeva quasi mai e si girò con fatica indicando un quadro grande appeso alla parete…era un marecielo dove sulla linea dell’orizzonte si stagliava una città indefinita…in mezzo il mare che la divideva da suo figlio, dalla sua vita. Le si lucidarono gli occhi, per un momento tacque e poi si alzò chiedendoci di seguirla su per delle scale di legno scricchiolanti di anni e cera residua mal tirata; sopra, un tappeto fermato all’alzata con aste di ottone limitava il crepitio…due ordini di scale paretate di quadri ed oggetti etnici e davanti a noi due porte…aperta la prima porta di sinistra mi apparve un organo Hammond originale, che solo aver venduto quello le avrebbe garantito una discreta vecchiaia, che aspettava il ritorno del figlio in quella che era la sua stanza…nell’altra stanza, preannunciata da Michele, la sua camera…la spalliera del letto era una porta dipinta stupenda, da far invidia a mille architetti e la parete sulla finestra, ma non vorrei sbagliare il ricordo, era un bellissimo tromp-l’oeil che dava all’ambiente dimensioni infinite dove certamente Vanda sognava e ricordava dentro la sua favola.
Ci congedammo da lei invitandola al concerto di Novembre in Cantina dove avrebbe potuto esporre i suoi quadri e ricevere il giusto applauso per una vita fantastica e coraggiosa da tanta gente che ormai non credeva più, contrariamente a noi, nelle favole e nel destino che continuava a giocare con il nostro progetto perchè la sera del 16 Novembre, Vanda si sedette in prima fila bellissima ed affascinante con a fianco…suo figlio! Non fu una serata normale, fu unica!
Lei visse finalmente da star quell’effimera esperienza ed io, ancor oggi ne ho il ricordo nitido.
Alla fine del Concerto l’annuncio che spiegò il disegno tracciato dalla sua vita: Suo figlio era venuto a prenderla per portarla in Brasile con lui per sempre e finalmente Vanda avrebbe attraversato quel marecielo sconosciuto che la divideva dalla sua vita e quel profilo di paesaggio, finalmente, le avrebbe colorato gli occhi d’immenso!
Fino a ieri sera…
Ho risposto così a Michele:
“QUESTA SERA SUONIAMO IN CHIESETTA A SOTTOTREVISO…LE DEDICHEREMO IL CANTABILE DI TARTINI…MI SPIACE TANTO MA E’ VOLATA VIA GUARDANDO IL SUO SOGNO. ONORATI DI AVERLA CONOSCIUTA. SO CHE LE ERI MOLTO AMICO. UN ABBRACCIO…”
Ciao Vanda…